La trasformazione delle banche popolari in SpA

Il decreto legge n. 3 del 24 gennaio 2015 interviene per regolamentare le banche popolari con un attivo di bilancio superiore a 8 miliardi di euro. In Italia sono dieci ed entro i prossimi 18 mesi dovranno completare la trasformazione in SpA.
Camillo Galaverni, Riccardo Ferretti e Marco Masini, giovedì 12 marzo scorso, hanno illustrato a una folta platea di Soci, familiari e amici riuniti all’Hotel Mercure Astoria i contenuti del decreto recentemente emanato e le conseguenze di tale azione legislativa.
“Le banche popolari sono società cooperative il cui capitale sociale è rappresentato da azioni detenute da soci – ha esordito Camillo Galaverni – ogni socio ha diritto a un voto, indipendentemente dalla quota di partecipazione al capitale della società. Il capitale di rischio, pertanto, è indubbiamente ridotto. Risultato positivo quando le banche popolari si muovevano su una dimensione molto ristretta, ma oggi si tratta di banche di portata nazionale, con interessi molto differenti rispetto alla loro dimensione originaria. La trasformazione in società per azioni renderà queste banche contendibili, suscitando maggior interesse da parte degli investitori, i quali si vedranno rappresentati nella banca in relazione all’investimento fatto.
“Gli esiti delle audizioni parlamentari su questo decreto sono tutti sostanzialmente positivi, così come il giudizio di Banca d’Italia che da anni sosteneva la necessità di un’autoriforma delle banche popolari – ha proseguito il presidente Riccardo Ferretti – una banca funziona nella misura in cui possiede capitali propri.
Marco Masini, coordinatore competente ed esperto rivolgendosi ai relatori ha chiesto loro: “Ma da un punto di vista accademico, questa riforma è giusta o sbagliata?”
Se le banche popolari sono differenti dalle banche SpA, allora è giustificato il modello di governo differente. Ma queste banche sono effettivamente diverse? Domanda provocatoria da parte del presidente Riccardo Ferretti, che ha aggiunto: “Le banche popolari hanno mantenuto un forte legame con il territorio, ma non più la mutualità originaria che afferisce maggiormente alle banche di credito cooperative.
“Fare Banca è mestiere sempre più difficile – ha commentato Camillo Galaverni – le banche popolari sono sempre state più attente alle esigenze del territorio, sopportano maggiormente le situazioni di sofferenza dei propri clienti, e il cambio di governance di queste banche determinerà sicuramente qualche cambiamento.
Dello stesso parere il presidente Riccardo Ferretti che ha infine sottolineato come anche Borsa Italiana creda fortemente a questa riforma.
L’incontro si è concluso con l’intervento di Fabio Storchi che, nel suo ruolo di socio, imprenditore e presidente di Federmeccanica ha detto “abbiamo bisogno di gruppi bancari forti che sostengano la crescita delle imprese e del sistema economico nel suo complesso. Questi interventi legislativi vanno nella direzione giusta per rendere moderno un sistema che ha bisogno di adeguarsi agli standard degli altri paesi”.

La relazione completa si trova nel bollettino